Foto: Božo Skoko
La comunicazione strategica degli Stati sulla scena internazionale è estremamente importante e nel corso degli anni si è sviluppata in un’area piuttosto complessa, risultando essere una delle competenze primarie dei governi moderni.
Nel 21° secolo, a contare non sono più la popolazione o le dimensioni del Paese, ma il cosiddetto “Soft Power” dello Stato, ovvero il potere del carisma, dei suoi valori, dei contributi, della comunicazione e delle storie che trasmette. Dopotutto, in Europa, nazioni come la Danimarca, i Paesi Bassi, il Belgio, la Svizzera, il Lussemburgo o l’Estonia sono territorialmente meno estesi della Croazia… Ma vengono ascoltati e rispettati perché hanno qualcosa da dire. I Paesi di successo comunicano quotidianamente con il mondo attraverso le loro mosse politiche, i prodotti, la cultura, le destinazioni turistiche, lo sport, gli stili di vita, la gastronomia, i simboli… I messaggi che inviano parlano di identità, valori, aspirazioni, risultati e abilità. Pertanto, costruiscono, consapevolmente e allo stesso tempo inconsapevolmente, la loro immagine presso l’opinione pubblica mondiale, che si riflette poi nel livello della loro riconoscibilità e posizione nel mondo globalizzato, nonché nei successi politici ed economici. Paesi con un’immagine migliore, ovvero coloro che risultano essere migliori comunicatori nell’ambito delle relazioni internazionali, riescono più facilmente ad attirare investimenti, turisti, immigrati di talento o ad ottenere rispetto sulla scena politica… In definitiva, se non diventiamo soggetti di noi stesi e non raccontiamo la storia che noi stessi siamo, finiremo per essere oggetto degli altri e la loro narrazione su di noi potrebbe diventare rilevante, seppur tutt’altro che mossa dalle migliori intenzioni.