Foto: Giorgetto Giugiaro / Italdesign
Il designer italiano non si è limitato a progettare automobili. Le sue creazioni, infatti, sono vere e proprie opere d’arte. Le sue linee eleganti e innovative hanno impreziosito modelli di marchi leggendari come BMW, Fiat, Ferrari, Aston Martin, Alfa Romeo, Volkswagen, Audi…
Indipendentemente dall’appartenenza di ceto sociale e da quelli che possono essere i gusti personali, la maggior parte degli europei sopra i 20 anni almeno una volta nella vita si è seduta su una delle auto firmate da Giorgetto Giugiaro. E se non l’ha fatto, sicuramente ha voluto farlo. Il celebre designer italiano è autore di circa duecento modelli di auto di serie, che, in termini di quantità prodotte, equivalgono a un numero che supera abbondantemente i cinquanta milioni di automobili. E stiamo parlando di modelli che portano il nome di BMW, Fiat, Ferrari, Aston Martin, Alfa Romeo, Volkswagen, Audi, Seat… Ma, oltre alle auto che disegna da quando, a 17 anni, è entrato a far parte del Centro Stile Fiat su invito di Dante Giacosa, Giugiaro ha disegnato anche molti oggetti di uso quotidiano, come, per esempio, macchine fotografiche, biciclette, pattini, barche, treni, telefoni, macchine da caffè, orologi, elettrodomestici vari e persino uno speciale formato di pasta. Un ragazzo talentuoso che all’inizio voleva fare il pittore come il padre e il nonno, ha finito per segnare la storia del design a cavallo di due secoli, ma soprattutto ha dato forma a generazioni di automobili molto apprezzate che hanno plasmato le abitudini e la vita quotidiana di milioni di persone.
Il Michelangelo del mondo automobilistico, così come viene chiamato nella sua nativa Italia, nel 1999 è stato dichiarato designer del secolo da una rispettabile giuria internazionale ed è l’unico membro vivente dell’Automotive Hall of Fame. Ma, oltre ai numerosi successi e riconoscimenti, la qualità di Giugiaro che maggiormente conquista ogni interlocutore è la sua semplicità. Una qualità che è diventata, allo stesso tempo, anche la caratteristica stilistica e la chiave di interpretazione di tutto il suo lavoro.
«Il design, per sua natura, rappresenta un compromesso tra creatività e realizzazione e sfugge ai valori che gli vengono imposti dall’industria e dal mercato. Ma rappresenta anche un’insostituibile funzione di mediazione tra l’uomo e l’oggetto, compresa la vita quotidiana di tutti noi essere umani. Deve sottomettersi ai dettami della fruibilità e alle idee platoniche di bellezza e deve, inoltre, anticipare i cambiamenti in arrivo. E non solo. Deve anche rispondere allo stimolante mondo delle nuove generazioni che rappresentano il futuro».
Quando parla dei suoi progetti, Giorgetto riesce a rendere tutto, anche i compiti più complessi, estremamente normale e naturale, quasi come se si trattasse di una cosa facile, alla portata di tutti. Questa caratteristica, forse, dipende dal suo carattere. Ma una cosa è certa: non aggiunge mai qualità epiche alle sue storie. Non ce n’è bisogno, visti i frutti del suo lavoro, soprattutto del periodo degli anni ’80, che hanno offerto grande creatività e ricerca di soluzioni, come ama rivendicare. Anche se, e sono sempre sue parole, le basi sono sempre le basi. Non cambiano mai.
«La ricerca di un’idea su un foglio di carta bianco rappresenta ancora un esercizio, una sfida pur sempre attuale. A cambiare sono stati solo gli strumenti. I bambini, oggi, disegnano con l’aiuto di sistemi che fanno risparmiare tempo. Usano un diverso tipo di penna, ma ciò che non cambia sono quei momenti in cui metti le tue idee, le tue visioni, su un foglio di carta o su qualsiasi tipo di supporto visivo»….